Quando ci si sente in un periodo di stallo, o quando ci si ritrova in una situazione familiare di insoddisfazione, spesso le prime domande che arrivano sono:
“Perché mi trovo in questa situazione?”
“Perché non riesco ad uscirne?”
Capita di non sentirsi mai abbastanza bravi, mai abbastanza adatti, di avere l’impressione di fare tutto in modo sbagliato, o di non fare abbastanza… a volte capita di sentirsi in un continuo bluff. Come capita nella Sindrome dell’impostore (per maggiori dettagli clicca qui).
Questi pensieri e sensazioni non sono piacevoli, fanno percepire il terreno sotto i piedi come traballante e incerto, con la conseguente sensazione di un mondo esterno imprevedibile.
Una nuova spinta è possibile trovarla osservando sé stessi attraverso delle nuove domande: “E se ciò su cui ho basato la mia vita non fosse propriamente la modalità giusta per me?”
Nel libro di Emilie Wapnick – Diventa chi sei- si mette in discussione il fatto che esista un solo percorso per ognuno di noi, si cerca di rompere gli schemi e mettendo al contempo in luce quegli individui appassionati e curiosi, che non si sentono definiti all’interno di un’unica etichetta, che si sentono inconcludenti: quelli che lui chiama I Multipotenziali.
Nella declinazioni di questo insieme di individui si ritrovano le persone che se la cavano in più campi, chi ha ampia conoscenza di tante discipline e argomenti diversi, chi non è super specializzato e ha interessi svariati. Per esempio esistono persone che seguono più progetti contemporaneamente o persone che si appassionano a un progetto, lo esplorano al massimo per poi passare a un’altro progetto, magari anche totalmente diverso!
Qui a lato un esempio di come può muoversi un Multipotenziale. Il percorso non è dritto, non è il tipico percorso delle persone che già a 8 anni dicono “voglio fare l’avvocato” e dopo tot anni hanno effettivamente realizzato il proprio desiderio. Questo percorso è di una persona che coltiva e segue le sue passioni, si mette alla prova, sfida sé stesso, supera le sue paure! Tutte cose che a prima vista magari non saltano all’occhio, ma che sono ugualmente apprezzabili come chi va dritto al proprio obiettivo. Infatti spesso quello che fa star male è il confronto con gli altri, il famoso “l’erba del vicino è sempre più verde”.
Questo sentirsi sbagliati, sentirsi mediocri perché non si è specializzati in niente, ledere la propria autostima è il vero problema. La verità è che se ci guardiamo intorno l’essere specializzati è utile in alcuni contesti.. ma in altri è molto più importante essere generici! Ad esempio, se parliamo di salute, il medico di famiglia è un medico generico, è perfetto per curare patologie diverse, ma in caso di un problema cardiaco non sarebbe la scelta più idonea, no? Ci si rivolgerà a uno specialista! Questo aspetto è importante da sottolineare, perché probabilmente è il fulcro del sentirsi insoddisfatti e mai abbastanza.
«Ora non è il momento di pensare a quello che non hai.
Pensa a quello che puoi fare con quello che hai»
Hemingway
All’interno di “Diventa chi sei” si trova una vera e propria ode agli individui multipotenziali, e si arriva a parlare dei loro pregi come di “superpoteri“. Ad esempio la capacità di sintesi o l’apprendimento veloce sono solo alcuni esempi, ma probabilmente l’aspetto più attraente è che seguendo il percorso di domande offerto nel libro, sarà possibile trovare o riconoscere il proprio modello di lavoro, ovvero la visione d’insieme più adatta per il proprio stile di vita per stare in una zona di confort.
Alcune persone si ritroveranno maggiormente nel modello in cui è predominante un’unica carriera poliedrica e interdisciplinare, come la bioetica, il design, l’educazione, il marketing, l’esperienza utente o ux, tutte professioni caratterizzate da più discipline, elementi e prospettive. Altri potrebbero ritrovarsi nel modello chiamato l’Alternanza, dove vengono svolti due o più lavori part time svolti appunto in maniera alternata, per chi ama avere sempre un piano b di riserva. O ancora c’è il modello chiamato “L’approccio Einstein” dove c’è un solo lavoro per mantenersi e più attività svolte nel tempo libero, magari adatto a chi fugge dalla noia. Il modello chiamato “La fenice” è invece per chi lavora in un unico ambito per più tempo, cambiando poi in un altro ambito diverso, per chi fugge da una sola definizione e ama reinventarsi.
Questo libro potrà essere una boccata d’aria per le persone che ultimamente vivono in apnea, si potrebbero trovare degli spunti di riflessione interessanti!
Consigliato!
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